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lunedì 12 settembre 2016

Stagione 2 Episodio 14



Era passata una settimana dall'ultima volta che avevo visto Kaileena al funerale di Mei. Ero sicuro che le servisse tempo e spazio per se stessa e per le sue faccende ma sapevo che sarebbe tornata nel momento del bisogno.
Agli altri dissi solo che Kaileena non poteva stare con noi in quel momento perché non sarebbe stata concentrata, una mezza verità a fin di bene.
Gli scontri in città erano aumentati dopo il "Massacro della Città dei Morti", come fu ribattezzato dai giornali. La polizia li ha ricondotti a guerre fra bande anche se le persone uccise non avevano nulla a che fare con le classiche gang di strada.
Alcune morti erano così perfettamente organizzate da sembrare un'opera d'arte ma sapevo chi era il colpevole solo che non riuscivo ancora ad accettarlo.
Qualcuno sbatté la porta ed entro a passo svelto in casa - Che bastardo. Che pezzo di merda bastardo! - urlò una voce femminile che avevo riconosciuto.
Le andai in contro - Che hai da sbraitare tanto? -
Jolene buttò la borsa contro il divano - Francis, quel maiale ci prova con qualsiasi cosa respiri. Prima quella puttanella ignorante e adesso questa nuova arrivata. - era visibilmente arrabbiata.
Sospirai, era un altro dei loro battibecchi - E allora, a te che cosa frega? Tu odi Francis, quindi perché ti scaldi tanto se ci prova con le altre? - le chiesi con poco garbo.
Lei mi guardò stranita - È... vero. Ma questo non lo giustifica. Non può comportarsi così con qualsiasi ragazza carina o un buco dove infilare il pisello. - urlò cercando di convincermi.
- O forse ti da tanto fastidio perché non lo odi così tanto. - sapevo che quei due si stavano avvicinando l'uno all'altra anche se lentamente.
- Mamma tu non capisci... - fece una pausa guardandomi negli occhi - Lascia perdere! - continuò, poi a passo svelto entrò in camera sbattendo la porta.
Mi girai verso Tiffany per cercare qualche spiegazione ma lei mi fece spallucce e continuò a dedicarsi a Thessa. La bambina non aveva detto una sola parola da quando l'avevamo salvata, sembrava quasi sforzarsi per non parlare. Da come risolveva i rebus sembrava molto intelligente, molto più di quello che sembrava.
La giornata tipo di Thessa era: alzarsi dal letto, fare colazione con quello che c'è, prepararsi un minimo, sedersi sul divano e guardare la tivù, pranzare con me, Tiffany e Emris, prendere un volume dell'enciclopedia dalla biblioteca e leggere fino a sera, cenare tutti assieme, fare qualche rebus complicato e andare a letto.
Durante il pranzo e la cena dava sempre una mano ed era sempre impeccabile, sapeva dove, come e cosa fare senza nemmeno parlare sin dalla prima volta. Sembrava divertirsi ma quando finiva di lavorare il suo viso cambiava tornando triste e cupa. Mi faceva un po' pena.
Aspettai che tornasse anche Francis, avevo molto da chiedergli, a partire dal suo comportamento nei confronti di Jolene.
- Sono tornato! - fece a voce alta appena varcata la soglia di casa.
Notai subito il sudore sulla maglia e sui capelli castani chiari - Di nuovo al campo? - gli chiesi.
- Sì, mi aiuta a non pensare troppo e a sfogarmi. - rispose appoggiando la borsa di allenamento e la palla da basket.
- Già, capisco... - e mi fermai, non sapevo come cominciare la conversazione.
Lui mi guardò confuso - Che c'è? -
- Jolene... Jolene è tornata a casa sbraitando e insultandoti ripetutamente di essere un po' troppo intraprendente con le ragazze... - cercai di spiegare anche con i gesti e molto imbarazzo.
Francis alzò lo sguardo come se avesse capito . Stai parlando di Monique? Ma è solo una compagna di classe. Non provo nulla per lei a parte forse un po' di attrazione... insomma è una ragazza molto bella, educata, formosa... ha due fantastiche... - cercò di spiegare con gli occhi sognanti ma lo fermai agitando le mani.
- Non intendevo quello. Dicevo che oltre a questa Monique ci stai provando anche la nuova arrivata e questo potrebbe far male a Jolene, anche se magari non se ne accorge. - gli feci l'occhiolino facendolo arrossire.
Poi però sbuffò e scrollò la testa - È una strega! - bofonchiò.
- Come? Aspetta... era un insulto a Jolene o un modo per rimarcare l'ovvio? - ero confuso, non capivo cosa volesse dire.
Lui mi guardò negli occhi con espressione seria - Quella nuova ragazza di cui parli è una strega! -
Rimasi impietrito, nonostante le ultime battaglie fossero all'interno della città nessuna strega, dopo Thessa e Emris, era entrata nel Quartiere Francese in quei giorni.
- Mi stai dicendo che una strega oltre a noi è all'interno del nostro territorio? E per giunta è sempre rimasta fuori dal radar mio e di Tiffany? - stavo urlando, non riuscivo a credere di essere stato così stupido da essermelo lasciato sfuggire.
- Forse è una sua capacità, riesce a sfuggire facilmente ai radar di chiunque. Ho provato a seguirla ma non sono riuscito a starle dietro. - spiegò con voce pacata.
Feci un respiro profondo per calmarmi - Okay. C'è una strega nel nostro territorio e riesce a seminarti... non c'è problema basta che ti impegni e la seguirai senza problemi, giusto? - chiesi continuando a respirare.
- Sbagliato. Io sono una Strega Hassashin, seguire le tracce per me è una priorità, se non riesco a seguire le tracce della mia preda... sarei inutile come assassino. E in più abbiamo un istinto naturale per scovare qualsiasi pista possibile. Insomma siamo nati e addestrati a seguire e uccidere. Ma questa strega... - continuò con la sua spiegazione.
- Capisco, quindi le stavi sempre attorno per trovare altre tracce da seguire. - ragionai.
- Esatto. Il suo nome è Jessica Serelli e a quanto pare è la nipote del boss della mafia italiana di New Orleans, Marcello Serelli. Ama la vaniglia e il cioccolato, odia le carote, i piselli e la mozzarella sulla pizza. Ha voti eccellenti e non frequenta nessuna attività extrascolastica, in pratica è una ragazza normale se non fosse per quella sua capacità. - finì lui.
- Marcello Serelli, che nome stupido. Tutti i nomi sono stupidi. - fece una voce squillante proveniente dalla cucina.
Mi girai e vidi Thessa con la mano sulla bocca e gli occhi sbarrati dalla sorpresa, era stata lei a parlare.



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