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lunedì 19 settembre 2016

Stagione 2 Episodio 19



Dopo la sfuriata di Jolene tornammo a casa, ognuno di noi rimase per i fatti suoi. Il giorno dopo la polizia ci chiamò per ricevere spiegazioni sul nostro comportamento del giorno prima, la relazione con le vittime e altre domande. Ovviamente optammo per dire tutto il possibile per poterli aiutare nonostante gli attriti.
Passammo la settimana successiva in tranquillità anche se nessuno si parlava, per un motivo o per un altro. Jolene era ancora arrabbiata con me, Tiffany si sentiva in colpa per non essere abbastanza forte, Francis non aveva il coraggio di esternare i suoi sentimenti, Thessa aveva ricominciato a non parlare e Emris era come se cercasse di evitarci uscendo per delle ore ogni giorno.
Ero stanco di quella situazione, non facevamo altro che allontanarci l'uno dall'antro.
Mi alzai dal letto, mi vestii con una maglia bianca a maniche corte e un paio di short in jeans chiari. Andai in sala e notai che Tiffany era seduta sul divano a guardare il televisore.
Mi sedetti accanto a lei - Che guardi? - avevo un po' di timore ma ormai era fatta.
- Il telegiornale. La situazione sta peggiorando, ci sono morti ogni giorno e la maggior parte sono persone comuni. È una vera e propria guerra civile la fuori. - commentò con lo sguardo fisso sul monitor.
Sospirai ero contento di poterle parlare di nuovo - Non è poi tanto diverso dal solito in fondo. - cercai di essere naturale per quanto mi era possibile.
- Di norma avresti ragione... - portò indietro il filmato premendo un tasto del telecomando - Ma di solito gli assassini non lasciano questi segni sulle pareti! - mi fece notare.
I simboli erano di diversi tipi, chi usava antichi simboli celtici, altri invece completamente inventati ma il significato era sempre lo stesso: siamo stati noi e non ci fermeremo.
Sapevo, dai reportage dei mesi precedenti, che le bande non lasciavano simboli per non attirare l'attenzione della polizia, invece in quelle immagini si capiva che attirare l'attenzione era l'obbiettivo principale.
- Tutte streghe che combattono contro altre streghe. - sussurrai.
- E non solo! - rispose Tiffany appoggiando il telecomando sul tavolino - Fin'ora ho contato sedici congreghe e dodici cellule di Crociati. - continuò mangiucchiandosi le unghie.
Masticasi le unghie era un segno che questa cosa la preoccupava molto. Non potevo biasimarla, era una situazione di guerra in piena regola. La polizia non aveva elementi per indagare, non sapeva dove sbattere la testa, e come poteva? Gli autori di quegli atti barbarici erano persone comuni per la società, senza precedenti.
- Quindi per ora si fanno la guerra tra loro, streghe e Crociati intendo? - chiesi con un piccolo sospiro di sollievo.
Lei mi guardò storta - Sì. Ma questo non vuol dire che sia un bene. Le persone muoiono lo stesso Evie. - era irritata.
Sospirai - Scusa, non volevo sminuire il valore delle persone uccise in quegli scontri, ma sono anche sollevata che non ci siano vittime tra la gente normale, anche se... - cercai le parole adatte.
- Anche se non durerà a lungo, alla fine qualcuno estraneo al nostro mondo si metterà in mezzo e ci sarà un bagno di sangue. Lo so. - il suo sguardo si addolcì.
Le diedi un bacio sulla guancia, lei mi sorrise. Adoravo quando sorrideva e mi mancava il suo sorriso, soprattutto in quel periodo.
La pace fu interrotta dallo sbattere della porta della camera di Jolene, ne uscì Thessa furiosa - Ma voglio uscire da questo maledetto buco, cazzo. - sbraitò verso la camera.
Subito dopo usci anche Emris che la prese per un braccio - Non puoi uscire è troppo pericoloso la fuori. Tu sei troppo importante. - urlò l'uomo.
- Lasciami andare, subito! - cercò di divincolarsi lei.
- No. Tu mi starai accanto finché non avrò finito i preparativi, poi sarai al sicuro. - la rimproverò lui.
- Mi fai male, lasciami! - continuò a dire lei picchiando il braccio di Emris nel tentativo di liberarsi.
Tiffany ormai al massimo della sopportazione si alzò, scavalcò il divano e agguantò il polso di Emris - Adesso basta! - tuonò, il suo viso era infuriato come non mai.
Emris provò a divincolarsi ma la mano non si mosse di un millimetro da quanta forza aveva usato Tiffany. Lui la guardò negli occhi colmo di rabbia - Lasciami andare. - le sussurrò.
Tiffany non abbassò mai lo sguardo dall'uomo - E se non lo facessi? - ringhiò.
- Il mio dovere è proteggere Thessa e farò qualunque cosa per portare a termine il mio lavoro. - ringhiò lui di rimando a bassa voce.
Tiffany sorrise, un sorriso beffardo, quasi sadico. L'urlo di Emris fu intenso quanto il dolore che provava mentre Tiffany gli stringeva sempre di più il polso. Alla fine Emris lasciò andare la ragazzina che corse verso di me e mi abbracciò forte.
Tiffany rimase per qualche secondo a fissare l'uomo che si contorceva dal dolore con uno sguardo compiaciuto, poi anche lei lasciò la presa.
- Puoi proteggerla quanto ti pare ma se la tocchi di nuovo ti ammazzo! - cercò di intimorirlo.
Dovevo fare qualcosa o sarebbe finita male - Tiffany! E tutti quei discorsi sulla vita delle persone, che sono preziose? - la guardai perplesso, speravo potesse funzionare.
Lei mi guardò, poi guardò Thessa e infine guardò Emris - Non è mica morto, non ancora! - si avvicinò, mi diede un bacio, accarezzò affettuosamente Thessa e tornò a guardare la televisione.
Sospirai, sapevo che in fondo aveva fatto bene, ma quello sguardo mi fece venire i brividi. Per un attimo la sua forza vitale aumentò considerevolmente per poi svanire subito dopo. Tiffany era sempre stata così, migliorava le sue capacità ad ogni battaglia o allenamento, e sembrava non avesse limiti.
Guardai Thessa negli occhi - Stai bene? Ti va di stare assieme a Tiffany per un po'? - le sorrisi.
La bambina annuì e senza dire una parola si mise accanto a Tiffany a guardare la televisione.
Mi acquattai vicino a Emris e notai subito il segno rosso sul polso - È rotto? - gli chiesi.
Lui si tastò leggermente la ferita - No, no, è solo slogato. - si rialzò in piedi con fatica - Dovresti dire alla tua ragazza di farsi i cazzi suoi, o sarà lei a finire male. - mi sussurrò mentre andava in bagno.
"L'ha fatto proprio incazzare, eh?" mi fece Evaline.
"Spero solo che siano parole dette per rabbia e non minacce concrete!" le risposi.
"Almeno si è smascherato per ciò che è." mi fece lei. Stava pensando a qualcosa ma non le chiesi nulla, mi limitai a stare in silenzio, non c'era bisogno di rispondere.





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