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mercoledì 11 gennaio 2017

Stagione 2 Episodio 43



Mi avvicinai alla creatura con un po' di timore e mi rivolsi alla ragazza col cappello a punta: - Sei in ritardo. - Era strano ma ad ogni passo che facevo sentivo affiorare sentimenti contrastanti: rabbia, felicità, imbarazzo, nervosismo...
Entrambe si girarono verso di me, poi quella con il cappello rispose: - Scusa... - Fece un salto per scendere dalla creatura e si tolse il copricapo. - ...avevo da fare! - mi sorrise Tiffany indicando l'essere dietro di lei.
Il mio cuore perse un battito. Era davvero lei. Il suo viso, la sua voce. Era sicuramente lei. Non riuscivo ancora a credere a quello che stavano vedendo i miei occhi. I sentimenti che provavo ormai si erano fusi tra loro e non riuscii a trattenermi.
Mi avvicinai quanto bastava e le tirai uno schiaffo alla guancia. - Come hai potuto? - domandai.
- Hai fatto un grave errore. Ora la mia maestra ti farà molto male. - intervenne la ragazza con le spade ardenti. Io la ignorai e continuai a fissare la mia rediviva compagna.
- Hirina, basta. - sussurrò Tiffany. Hirina si ammutolì immediatamente.
Tiffany rimase immobile con il volto di lato per qualche secondo poi tornò a guardarmi, ma io continuai: - Come ti è venuta l'idea di gettarti in quel portale? Come hai potuto lasciarmi qui da sola a vivere in questo di inferno? - Le lacrime scesero senza che riuscissi a fermarle.
- Quello in cui mi trovavo io era l'inferno... - provò a scusarsi.
- Non m'importa. La prossima volta abbi almeno la decenza di portarmi con te. Ho vissuto tre mesi sprofondando nell'oscurità e tu sei l'unica luce che mi fa andare avanti in questa pazzia... Senza di te io... io... - Cercai di finire ma non ci riuscii.
Lei mi prese dolcemente le guance. - Mi dispiace. Davvero, mi dispiace. Non credevo che qui fosse passato così tanto tempo. Se lo avessi saputo avrei fatto più in fretta a tornare. Anch'io senza di te non riuscirei a sopportare questo mondo. - I suoi occhi erano sinceri.
Le portai le braccia alle spalle e sprofondai con il viso nell'incavo suo collo e lei mi abbracciò forte coccolandomi la schiena e i capelli. Amavo quando mi accarezzava, il suo profumo e sentite il suo corpo contro il mio. Amavo Tiffany.
Improvvisamente un'onda d'urto mi fece risvegliare dalla sensazione di benessere che provavo. Mi scostai e diedi un'occhiata: un muro di energia verde illuminava l'ambiente e Valentine era tra noi e la barriera.
Una volta finito l'attacco Valentine ringhiò: - Come osi interrompere le nostre sacerdotesse? - Aveva il volto truce.
- Voi avete interrotto un importante rito. Quella Primigenia Cronocineta possiede il potere di sconfiggere ogni nemico, e a noi serve quel potere. - rispose Marcus.
Francis si portò sul fianco destro di Valentine. - Era una domanda retorica, non serviva rispondere. -
Jolene si mise sul fianco sinistro. - Esatto. Ti faremo fuori in ogni caso, stronzo. -
Marcus si mise in guardia. - Provateci! -
Jolene incoccò una freccia e la scagliò contro l'uomo che con facilità deviò il proiettile. Lei continuò a scoccare frecce ma Marcus riuscì a schivare e parare ogni colpo. Nel frattempo, Francis aveva approfittato dell'attacco di Jolene per avvicinarsi all'avversario e menare alcuni fendenti ma Marcus, ancora una volta, riuscì a schivare tutti i colpi indietreggiando di alcuni passi.
Da dietro le spalle dell'uomo, quattro figure incappucciate si erano avvicinate al luogo della battaglia costringendo Francis a tornare da Valentine.
- Merda. Si fa proteggere dai suoi amichetti del cuore. - sbottò Francis.
- Ho visto. - rispose svogliatamente Valentine. Aveva lo sguardo rivolto all'edificio che si vedeva dall'enorme vetrata sul tetto e sorrideva. - Francis, presta le tue spade a Jolene. Jolene, lascia giù l'arco, con quei tizi non ti servirà.
Jolene la guardò male. - Ma... - provò a replicare.
Valentine appoggiò la mano sulla spalla di Jolene. - Tranquilla. Voi attaccate Marcus senza curarvi degli altri quattro. Mi raccomando, non esagerate ma cercate di girarlo di schiena rispetto a me. - spiegò sorridendo. Sembrava sicura di se e capii che aveva intuito il mio piano, usare Kaileena per eliminare i quattro incappucciati.
Francis diede le spade a Jolene e fece scattare le lame flessibili sui parabracci neri. - Spero tu abbia ragione.
I due ragazzi si guardarono e cominciarono ad avanzare. Marcus attaccò Jolene con un fendente dall'alto ma lei riuscì, anche se con molta difficoltà, a parare quel colpo e altri fendenti laterali. Francis provò ad attaccarlo facendo roteare le lame flessibili, ma Marcus con un gesto rapido del polso riuscì di nuovo a parare con la sua doppia lama. Jolene rotolò in avanti attirando l'attenzione dell'avversario che si girò, poi sorrise e fece un segno ai quattro alle spalle della ragazza.
Appena fecero un passo in avanti furono colpiti tutti e quattro: uno alla testa, il secondo al collo, il terzo al petto, e il quarto alla spalla e in mezzo agli occhi.
Francis si posizionò accanto a Jolene ed entrambi si misero in guardia.
- Maledetti bastardi, avete usato stupidi trucchetti per eliminare i nostri accoliti. - sbraitò Marcus. Sembrava furioso e attorno al suo corpo un alone verde stava diventando sempre più intenso. La sua forza vitale stava aumentando.
- Avete oltrepassato il limite. Siete solo dei ragazzini indisciplinati che meritano una punizione. - inveì Marcus caricando l'arma sopra la sua testa per lanciare un colpo di forza vitale, ma si bloccò.
- Davvero pensi che ti lascerò far del male ai miei ragazzi? - domandò Valentine. Si era avvicinata di soppiatto e gli aveva appoggiato la mano sulla schiena nuda.
- L'unico modo per fermarmi è uccidermi. E come intendi fare, con coccole e carezze? - rise Marcus.
Valentine sbuffò. - Ti racconterò una storia. Molto tempo fa conobbi dei guerrieri davvero spietati. Venivano dal nord e conoscevano metodi davvero originali per provocare dolore. Una in particolare era così crudele che venne usata raramente, si chiamava aquila di sangue. - spiegò.
- E quindi? Arriva al punto. - commentò spazientito Marcus.
- Il punto è che sono stata io ad insegnare a loro come si esegue questa tortura. - gli sussurrò le all'orecchio.
Incredulo Marcus rise. Sembrava voler dire qualcosa ma non ne aveva avuto il tempo. Cominciò ad emettere rantoli di dolore mentre la schiena cominciava a muoversi in modo strano, irregolare. Una linea rossa percorse l'intera spina dorsale per poi aprirsi e far vedere le scapole e le costole. Lui urlò dallo strazio che stava sopportando. Rumori di costole che staccavano dalla spina dorsale mi arrivò alle orecchie.
Non riuscii a distogliere lo sguardo, nell'altra realtà aveva ucciso Jolene e Francis a sangue freddo, dovevo vedere fino alla fine.
Le costole cominciarono ad aprirsi come se fossero ali. Marcus si inginocchiò tra urla strazianti e imprecazioni lasciò cadere la sua arma. Infine Valentine fece cadere a terra i polmoni dell'uomo che, prima di cadere a terra morto, rimase a boccheggiare per una trentina di secondi.




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