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sabato 25 febbraio 2017

Stagione 2 Episodio 50




Sbuffai scocciato. - Dico a quella persona di passare un altro giorno e torno subito da te. - Le sorrisi.
Lei mi baciò in segno di consenso. - Non farmi aspettare troppo.
Malvolentieri mi alzai e mi vestii con una canottiera bianca e un paio di pantaloncini corti rosa.
- Sexy. - miagolò Tiffany.
La guardai mentre mi legavo i capelli in una coda, sculettai fino all'uscita senza dirle nulla ma flirtando con la coda dell'occhio. Aprii la porta ritrovandomi davanti il padre di Evaline: Murphen.
Istintivamente uscii dalla stanza e chiusi la porta dietro di me. - C... ciao. Cosa ci fai qui? - Ero visibilmente imbarazzato.
Lui alzò il sopracciglio. - Ciao figlia. Sono qui per dirti una cosa.
In quel momento, Tiffany uscì dalla stanza con addosso la vestaglia. - Evie, perché ci metti tan... - provò a dire, ma si ammutolì appena vide Murphen.
Lui la guardò da testa ai piedi. - Buongiorno a te. - Le sorrise.
- Sal... salve... - Fece “ciao” con la mano.
Murphen, dopo qualche secondo, cominciò a passare lo sguardo da me a Tiffany. - Lei è la ragazza che ti perseguitava al liceo, vero?
- Ehm... Sì?! - gli risposi titubante.
Annui. - E cosa ci faceva con te... in camera... di prima... mattina? - continuò a chiedere.
Mui guardai attorno. Valentine aveva il volto atterrito e ingelosito, Jolene e Francis si stavano preparando la colazione e Kaileena li stava aiutando, Hirina con i capelli stropicciati stava raggiungendo Valentine. Nessuno mi avrebbe aiutato in quel momento.
Guardai negli occhi Murphen qualcosa mi impediva di mentirgli, almeno non del tutto. - Io e Tiffany stiamo insieme. È la mia fidanzata. - risposi con un po' di timore.
Lui rimase per qualche istante in silenzio. - Quindi... sei gay? - continuò a chiedere.
- Sì, papà. Mi piacciono le donne, mi sono sempre piaciute e non credo cambierò idea. - risposi entusiasta di me stesso. Alla fine era vero al cento per cento, il solo pensare di stare con un uomo mi faceva venire i sudori freddi.
Lui alzò i pugni al cielo ed esultò. - Meno male. D'ora i poi non dovrò più preoccuparmi che ti mettano incinta o che qualche ragazzo poco raccomandabile ti faccia qualcosa... bé, hai capito no? - sospirò sollevato.
Era il senso di preoccupazione che avrebbe ogni padre per la propria figlia, sensazione che conoscevo fin troppo bene nei confronti di Jolene. - Penso di sapere cosa intendi dire. - risposi guardando male Francis che civettava con Jolene e, appena mi notò, si mise a mangiare in silenzio.
- E loro chi sono?
- Sono i miei amici. Lei è Valentine, è un genio nel vero senso della parola. Lui è Francis, gli piace giocare a basket al campetto qui vicino ed è abbastanza bravo. Lei è Kaileena, è una fan delle armi da fuoco. Lei è una nuova arrivata nel gruppo, si chiama Hirina. - presentai tutti poi mi portai dietro Jolene e l'abbracciai da dietro le spalle. - Lei invece è la più piccola del gruppo, ha solo quindici anni, si chiama Jolene. - sorrisi.
- Quindi, fammi capire bene, lui è tuo padre... allora, dovrei chiamarlo nonno, giusto? - chiese Jolene mangiando una fetta di pane tostata con marmellata.
- Come sarebbe a dire? Cos'è questa storia? - chiese confuso.
- Bé, ecco... visto che è minorenne e che un anno fa ha perso l'intera famiglia ho accettato di farle da tutrice legale. In pratica è mia figlia adottiva. - spiegai.
Lui fece la faccia da “Cos'hai detto?” ma io corsi dalla parte opposta dell'isola e andai accanto a Tiffany. - E per finire lei è Tiffany, l'amore della mia vita. - Le strinsi la mano ed intrecciai le mie dita con le sue. Lei mi baciò la testa senza esitare.
Lui sorrise. - Mi fa davvero piacere, tesoro. - rispose con un nodo alla gola. Poi cambiò espressione, diventò cupo. - Cambiando discorso: come ho detto prima, devo dirti una cosa.
- Sì, certo, dimmi.
- È una brutta notizia: la nonna Tess è morta. - mi disse con tono serio.
Strabuzzai gli occhi. - Chi?
A quella domanda Murphen sospirò affranto. - Mia madre, quindi tua nonna. Stava facendo una di quelle stupide sedute da cartomante, quando alcuni malviventi hanno fatto irruzione e... hanno pestato a morte tutti i presenti... - fissò il vuoto. Lo capivo, era sua madre dopotutto.
Mi avvicinai e gli appoggiai una mano sulla spalla. - Mi dispiace, papà. - gli dissi. - E quando è...? - prova a chiedergli.
- I primi di ottobre. Nel suo testamento c'era espressamente scritto che oggi dovevo consegnarti questa lettera e i suo diario. Stringeva il diario al petto quando è stata trovata a terra da una conoscente. L'ultima cosa che ha fatto la grande Tess Morgan. - Mentre parlava aveva tirato fuori una pagina ingiallita e un quaderno consunto, ingiallito e sporco di sangue da una borsa.
- Grazie... - gli dissi perplesso.
- Aspetta un secondo, Tess Morgan? Quella Tess Morgan? - chiese Valentine.
- La sola e unica. - rispose Murphen con un pizzico di disprezzo. - Ora... scusate ma devo proprio scappare. Arrivederci e prendetevi cura della mia bambina. - Sorrise a tutti e si avviò per l'uscita.
Sentivo che aveva qualcosa che non andava, mi misi i scarponcini, presi il cappotto in pelle di Kaileena e lo seguii. Uscii di casa ritrovandomi in Bourbon Street, la folla di turisti era già in arrivo ed i musicisti da strada stavano armeggiando con i loro strumenti.
Corsi verso la fermata del tram e lo raggiunsi. - Papà, cos'hai?
Lui restò di spalle e prese un profondo respiro, poi si girò verso di me. - Nulla, piccola mia. Sono solo al colmo della felicità. - mi rispose.
- Perché?
Gli occhi di Murphen si riempirono di lacrime. - Perché mi hai chiamato “papà” per tre volte e perché sono così fiero di te che impazzisco d'orgoglio, tesoro. Sei riuscita a trovare da sola la tua strada. Ti voglio un bene infinito. - E mi abbracciò piangendo.
Erik, solo per questa volta... posso? chiese Evaline nella mia testa. Sapevo che voleva fare a cambio.
Certo. È tutto tuo, tigre, le risposi con un sorriso.
In un istante, entrai in una stanza buia con vari monitor accesi. In ogni schermo c'era una visuale diversa: due erano la visuale di Evaline, un altro era pieno di file, un quarto era pieno di video, e il quinto c'erano le esperienze passate mie e di Evaline.
È qui che sta tutto il tempo lei..., pensai amareggiato. Provavo pena per lei, aveva rinunciato a tutto per dare a me la possibilità di avere una vita, tremendamente pericolosa, ma vita.
Non pensare a certe cose Erik, io sono contenta anche così. Darti una seconda possibilità è il minimo che possa fare dopo avermi salvata dalla morte cerebrale, mi rispose Evaline.
Ma stare sempre al buio non..., provai a dire.
È l'unico modo che abbiamo per non impazzire. Lasciami stare dietro le quinte. Ti proteggerò sempre, continuò lei. Era seria lo percepivo.
E va bene, come vuoi, le risposi con un sorriso.
Evaline e il padre si salutarono e, come ero entrato, uscii dalla stanza dei monitor e tornai a possedere il completo controllo del corpo della ragazza.
Grazie, Erik!, mi disse lei.
Lieto di servire, mia signora, le risposi con un profondo inchino davanti ai musicisti. Lei sorrise di cuore, lo sentivo.
Tornai a casa e andai spedito verso Valentine. - Quindi conoscevi la nonna Tess...
- N... no, non esattamente. Tess Morgan era l'ultimo vero Oracolo vivete. Anche mia madre la temeva, in un certo senso. Aveva paura che le rivelasse la sua morte. - spiegò.
- Aspetta un momento, è lo stesso Oracolo di cui parlava Emris e lo stesso che predisse l'avvento di una nuova Matriarca? - chiese Francis.
- Proprio quello, e penso avesse ragione. - rispose Valentine guardando Tiffany.
Sbuffai. - Okay, forse era un Oracolo, era quindi? Era anche mia nonna, e che cavolo... - rimbeccai. Mi sedetti sul divano a leggere la lettera della nonna che non avevo mai conosciuto. Quando capii la verità, mi misi una mano sulla bocca e le lacrime scesero rigandomi le guance.




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giovedì 23 febbraio 2017

Recensione Del Blog: Buona Lettura

LONELY SOULS
di
ANDREA ROMANATO


Genere: urban fantasy

Edizione: Self publishing (2016)

Buongiorno lettori, 
sapete qual è stato uno dei miei telefilm preferiti che mi ha accompagnato nell’infanzia / adolescenza? Sabrina, vita da strega con protagonista Melissa Joan Hart. Lo adoravo e lo guardavo in continuazione, repliche su repliche. Mi piaceva tutto: dai casini in cui si ficcava la protagonista a Salem (lo stregone tramutato per punizione in un gatto nero parlante), e per finire gli incantesimi e le magie (alcuni davvero fantasiosi e assurdi).
Tutto questo per dirvi cosa?
Se pure voi lo seguivate, oppure seguivate Vita da strega con Elizabeth Montgomery nei panni di Samantha (anche questo un bel telefilm, che però non ho visto tutto), e quindi avete in mente una certa tipologia di strega (che lancia incantesimi, fa pozioni magiche, eccetera), dovete dimenticare ogni cosa che sapete a riguardo se volete leggere Lonely Souls.
In questo romanzo le streghe sono totalmente diverse dall’immaginario collettivo a cui siamo abituati, ma prima di dirvi di più vi parlo della trama.
Conosciamo Erik (maschio) e Evaline (femmina)… perché vi specifico maschio e femmina? La questione è un pochino complicata, cercherò di spiegarvela meglio che possa: Erik, ragazzo di circa ventitre anni che abita a New York, una sera salva la vita a una ragazza che viene aggredita. Nel salvarla però ci rimette letteralmente la vita, ma prima di morire sente la ragazza pronunciare delle parole strane. Erik – in un certo senso – non muore e quando si risveglia… sorpresa! Scopre di trovarsi nel corpo di una ragazza diciannovenne di New Orleans: Evaline, che era finita in coma a seguito di un incidente.
Spero di essermi spiegata bene… comunque il romanzo inizia circa un anno dopo.
Erik / Evaline vive da solo in un monolocale a New Orleans e lavora come barista… ma una sera salva un’altra ragazza dall'aggressione di un tizio col machete.
Salvata la ragazza – di nome Valentine – la porta a casa sua e da quel momento la sua vita cambia nuovamente. Scopre che Valentine è una strega… e anche lui è una potenziale strega!
Valentine vuole formare una nuova congrega e per questo cerca streghe libere: incontreranno quindi Tiffany, Francis, Kaileena… e altri personaggi curiosi… e molti altri pazzi omicidi che cercheranno di ucciderli!
Cosa succederà a tutti?
Come vi ho accennato le streghe di questo romanzo sono fuori dal comune! Consultano sì i grimori, ma non fanno incantesimi (intesi come abracadabra e puff: magia fatta). Le streghe qui sono streghe combattenti! Lottano con spade, pugnali, coltelli… con addirittura yo-yo! E devono combattere perché le varie congreghe sono in continua lite, un po’ in stile gangster anni venti-trenta.
Questo tipo di strega (in verità ci sono diverse tipologie di streghe, ma vi svelo sola la mia preferita: Strega Silvana, capace di acquisire le abilità degli animali toccandoli) mi ha sbalordito e affascinato: dalle loro diverse abilità a un particolare legame empatico che instaurano, a cui è impossibile perfino mentire! Davvero idee originali!
È un romanzo ambientato quindi in un mondo brutale e violento, dove uccidi o vieni ucciso… e molti sono i morti! La storia tuttavia parla anche dei difficili legami sentimentali (amicizia e amore soprattutto) e infine la ricerca di se stessi. I personaggi però – che ho amato poiché sono tutt’altro che degli stereotipi – sono poco caratterizzati dal punto di vista psicologico, soprattutto il rapporto tra Erik ed Evaline, che viene accennato solamente verso la fine.
La trama è molto fantasiosa e singolare, suscita curiosità fin da subito e non si vede l’ora di scoprire le verità e i misteri. Le scene d’azione (che la fanno da padrona) sono molto avvincenti e suggestive, altre parti risultano un po’ piatte e pesanti. 
Ultima nota: la storia si svolge a New Orleans – la città della magia per antonomasia – eppure a mio avviso non viene sfruttata al meglio. Si fanno pochissimi riferimenti ed è come se il lettore non potesse guardarsi attorno.
Eliminando alcuni refusi, ripetizioni e con qualche parolaccia di meno che tolgono l'attenzione del lettore, è un romanzo buono con un fortissimo potenziale che trasmette tanta e tanta e tanta tensione e mistero… e dato il finale spero di leggere presto cosa succederà ai personaggi.

Buona lettura!


VOTAZIONE

TRAMA           
PERSONAGGI
COPERTINA          
TITOLO                  
SINOSSI         





Dal blog: Buona Lettura

mercoledì 22 febbraio 2017

L'Imperatrice Della Tredicesima Terra - Ilaria Vecchietti





Sinossi
Sono trascorsi mille anni dalla scomparsa di Asteria, l’Imperatrice della Tredicesima Terra, mandata dalle Antiche Divinità delle Stelle per fermare la guerra millenaria che flagellava il Mondo Conosciuto. In quei lunghissimi secoli le Terre Libere hanno portato avanti una debole resistenza alla sete di potere e di dominio del loro comune nemico… e sarà proprio in quel periodo che una ragazza, senza memoria del suo passato e della sua identità, verrà salvata dalla sua strana prigione. Sul suo corpo dodici diversi simboli che sembrerebbero rappresentare le Antiche Divinità delle Stelle. Messa al corrente della situazione attuale, inizierà un lungo viaggio (e non solo nei dodici regni, ma anche nel tempo) alla ricerca di se stessa e del suo posto nel mondo. Inoltre sarà incaricata dal Tramite della Fonte di Luce di ritrovare Asteria… l’unica che potrà salvare nuovamente il Mondo Conosciuto.


Pubblicato da Aletti Editore (Collana "Gli Emersi - Narrativa") ISBN: 978-88-591-3459-6 Genere: fantasy Prezzo: 16,00 euro Disponibile anche in e-book




lunedì 20 febbraio 2017

Stagione 2 Episodio 49




Quando mi ripresi la mia congrega, le streghe e i Crociati fecero il possibile per consolarmi. Sia le streghe che i Crociati avevano anche promesso di spargere la voce del nostro nuovo ruolo di Gran Circolo. Dopo la nostra dimostrazione di forza avevano accettato quel titolo di fatto. Io preso dalla rabbia elencai due semplici regole: nessuno doveva far del male a nessun innocente altrimenti saremmo intervenuti personalmente a punire i colpevoli, qualsiasi fazione essa potesse essere; il territorio del Quartiere Francese apparteneva a noi e nessuna strega doveva combinare guai all'interno di quel perimetro.
Tornammo a casa, il senso di sconforto aleggiava su tutto il gruppo: Tiffany stava portando dentro casa uno dei borsoni di Kaileena che ne trasportava altri due. Jolene e Francis appoggiarono le loro armi sulla rastrelliera col morale a terra ma cercavano di farsi coraggio a vicenda con sorrisi e sguardi. Valentine era esausta e veniva trasportata da Hirina che sembrava l'unica felice della situazione.
- Ehi, puoi aspettarmi un attimo qui? - chiese Francis a Jolene.
- Sì, va bene... - fece lei titubante.
Lui sorrise e corse in camera sentimmo frugare per qualche minuto e poi tornò in salotto con le mani dietro la schiena. - Ecco... questa appartiene a te... credo... - fece impacciato.
Era una collanina d'argento con incastonata una pietra che possedeva ogni spettro visibile di colori, era bellissima.
Jolene allungò la mano. - Questa è l'eredità di Artemide... come...? - provò a chiedere.
- Tua madre, in punto di morte, mi ha chiesto di custodirla e di non darla mai a Era. Quello era il suo ultimo desiderio e non potevo esimermi dal compierlo quindi l'ho tenuta sempre con me o nascondendola. - spiegò Francis.
Lei prese la collana e se la portò al petto. - E perché me la dai solo ora?
- Perché... avevo paura... che ti infuriassi, che volessi uccidermi o, peggio ancora, che non volessi più parlarmi. - rispose imbarazzato.
Lei lo guardò per qualche istante. - Capisco... - Poi si girò e si scostò i capelli. - Me la allacci per favore? - chiese.
- Sì. Certo. - rispose lui con un sospiro di sollievo e chiuse la collanina.
Jolene tornò a guardare Francis si avvicinò al suo viso e gli diede un bacio sulla guancia. - Grazie. - gli disse e andò in cucina. Francis rimase imbambolato a fissarla.
Era bello vederli in sintonia dopo tutto quello che avevano passato e cosa avevano fatto l'uno nei confronti dell'altra.
Tiffany mi guardò. - Che cos'hai da ridere?
- Non sto ridendo... - Le ricambiai lo sguardo.
Valentine si lasciò cadere sul divano. - Sì, invece. - Tiffany stava facendo di sì con la testa.
- Forse... sono solo felice perché siete tornati a casa sani e salvi. Quasi tutti. - mi corressi alla fine. Mi sentivo ancora in colpa per no essere riuscito a salvare Thessa.
Tiffany si avvicinò e mi abbracciò con un bacio senza dire nulla. Mi lasciai coccolare da lei, dopo un po' sentii qualcuno avvicinarsi, era Valentine che abbracciò entrambe. Poi fu il turno di Kaileena, Jolene e Frencis. Li strinsi tutti forte. Dopo qualche secondo, notai Hirina che ci guardava con un misto di invidia e gelosia.
- Avanti, vieni qui. Anche tu fai parte di questa gabbia di matti adesso. - Le sorrisi.
Ad Hirina le si illuminò il viso e si gettò letteralmente nel gruppo.
Dopo qualche minuto ci staccammo e uno a uno andarono nelle loro stanze a riposare. Preparammo due stanze della casa per Kaileena, Valentine e Hirina, queste ultime due in camera assieme.
Io e Tiffany entrammo in camera. La stanza era più buia del solito quindi accesi la luce. Tiffany si stese sul letto matrimoniale. Io mi misi a sedere e la guardai, era meraviglioso averla di nuovo accanto a me. Lei mi sorrise e cominciò a raccontarmi quello che era successo a Samath, come si era sentita, come ha affrontato le avversità, tutto. Sembrava quasi la confessione di qualcosa che le stava dentro da troppo tempo.
Quando finalmente finì le accarezzai i capelli. - È bello averti di nuovo a casa. - sospirai.
- Anche per me... amore... mio... - mi disse prima di sprofondare nel sonno.
Sorrisi e, con molta delicatezza, l'abbracciai. Ero così esausto che non mi accorsi nemmeno di aver preso sonno.
Il giorno dopo mi svegliai presto a causa di Tiffany che si era alzata per farsi una doccia. Presi la spada dalla rastrelliera, tornai in camera, mi sedetti sul letto e la estrassi lentamente dal fodero: la lama era di nuovo rovinata, annerita e scheggiata per l'indebolimento da calore e macchiata irrimediabilmente dalle viscere bruciate di Arthur.
- Lo sai che quella katana è un patrimonio artistico nazionale giapponese, vero? - mi fece Tiffany.
Rinfoderai la spada. - Sì, lo so. Dovremo rifare il rito per farla tornare come nuova. - Ammirai Tiffany: indossava un accappatoio, era a piedi scalzi e aveva ancora i capelli bagnati.
- Cos'hai? - mi chiese anche se sapeva già che cosa mi passava nella testa, glielo leggevo negli occhi.
- Siamo sicure di aver fatto tutto il possibile per lei?
- Più di quello che abbiamo fatto? No, non credo. - mi rispose con tono dolce.
- Ma Thessa è scomparsa. Insomma, non è rimasto nemmeno il corpo. Niente, capisci? - Avevo di nuovo il nodo alla gola.
Tffany mi accarezzò i capelli. - Non ti abbattere così, Evie. Sapeva cosa andava incontro. E poi l'hai detto tu che bisogna accettare la morte di qualcuno perché, se ci pensi troppo, questo mondo ti uccide.
Sospirai. - Hai ragione! - Le sorrisi.
Afferrai la cintura dell'accappatoio e la slacciai. Con un fruscio l'indumento si aprì rivelando la pelle di Tiffany, era nuda. Lasciai cadere la spada a terra per poi alzarmi e baciarle labbra. Lei mi abbracciò in vita e mi lasciò fare. Scesi verso il collo e proseguii verso il seno continuando verso il ventre e finendo in mezzo alle sue cosce. Cominciai a stimolarla, sapevo che le piaceva dal modo che aveva di ansimare e da come insinuava le sue dita tra i miei capelli.
Lentamente la girai e la portai sul letto. Lei si stese al centro e aprì di nuovo le gambe per me. Io, preso dalla frenesia di sentire il suo sapore, mi gettai di nuovo tra le sue cosce.
Tiffany rise. - Calma. Non scappo mica, sai.
- Lo so. - Le baciai dolcemente l'interno coscia. - Ma è da tre mesi che fremo dalla voglia di stare con te. - Era vero, in quel momento stavo tremando dall'eccitazione.
Lei si leccò le labbra e si sistemò i capelli, gesti che mi fecero impazzire. - Allora dobbiamo rimediare. Continua. - mi sorrise.
Io la ringraziai con gli occhi e tornai a stimolarle il clitoride assaporando ogni istante e ogni gesto. Andavo lento o veloce in base a come reagiva e le accarezzavo cosce, i glutei e il ventre. Aveva urlato di piacere quando era arrivata all'orgasmo.
Alzai la testa dalla sua vagina e baciai il ventre e poi su fino al suo bellissimo seno e cominciai a leccarle delicatamente i capezzoli e le aureole. Lei ansimò ancora di piacere e mi lasciò fare. Sapeva bene che era il mio modo di scaricare la tensione.
- Evaline... - mi fece dopo alcuni minuti. - Hai sentito?
Alzai lo guardo e mi staccai dal suo seno. - No, cosa? - le chiesi imbambolato.
- Qualcuno ha suonato il campanello. - rispose accarezzandomi il seno.
- Davvero? Bé, ci penseranno gli altri... - ansimai. Ero al limite, avevo bisogno di un orgasmo ma volevo fosse Tiffany a farmelo avere.
- Voi che di faccia venire? - mi chiese con un dolcissimo sorriso.
Le ricambiai il sorriso. - Sì, ti prego. Non ce la faccio più.
Lei si posizionò sopra di me e insinuò le sue dita dentro la mia vagina. - È in miracolo che tu sia resistita così tanto. - disse. Poi con il bacino spinse le dita dentro e fuori e contemporaneamente mi baciava con dolcezza.
Preso dal momento infilai la testa nell'incavo del suo collo. - Ti amo da morire. - riuscii a sussurrare prima di urlare di piacere. Dopo alcuni minuti arrivai all'orgasmo con un urlo più forte degli altri. Ero completamente distrutto.
Tiffany continuò a baciarmi sul viso, sul corpo e sul seno. - Ti amo anch'io. Sei la mia casa, Evie.
Mi misi a ridere a quella affermazione. - Sai, saresti una moglie davvero fantastica. - Le parole uscirono senza averle pensate, cosa che inizialmente mi aveva colpito, però mi resi conto che era vero.
- E questo cosa dovrebbe dire, che ti piacerebbe diventare mia moglie? - Scoppiò a ridere anche lei.
A spinsi di nuovo di lato, mi portai di nuovo sopra di lei e la guardai negli occhi. - È una domanda esplicita: vuoi diventare mia moglie? - Ero serio e dall'espressione di Tiffany lo aveva capito pure lei. - Sì, lo voglio. - rispose e mi baciò.
In quel momento udii bussare alla porta della camera. - Evaline, c'è una persona per te. - chiamò Valentine.





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giovedì 16 febbraio 2017

Recensione Dal Blog: La Lettrice Impertinente

Buongiorno readers!
Oggi vi parlo di un libro nuovo nel mondo del self publishing. Saprete ormai quanto io sia affezionata agli autori emergenti, e quando Andrea mi ha contattato, ormai mesi fa (e mi scuso per questo ma avevo altre montagne di materiale da leggere, oltre ad una buona mole di lavoro universitario), sono stata felicissima di aver ricevuto la possibilità di leggere il suo lavoro.
Colgo al volo una piccola pausa dal mio consueto studio universitario per parlarvene. Come al solito cercherò di essere sintetica ed evitare spoiler, poiché sono convinta che questo romanzo debba essere letto personalmente.
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Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un’aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest’ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans. Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un’altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell’incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.
Autore: Andrea Romanato
Edizioni: Independently published
Pagine: 187
Ed. Cartacea: 9,99 euro
Ebook: 2,99 euro
Voto: totoro4totoro4totoro4totoro4
IMPRESSIONI
Un romanzo ricco di azione, suspance, che non mancherà di rubarvi qualche risata. La storia è bella, innovativa e ben strutturata. Originale è stata l’idea di rinchiudere il protagonista, Erik Crane, nel corpo di una strega legionaria di nome Eveline e assistere al suo continuo stato di inadeguatezza in una forma che non è la sua. Almeno finché non trova Valentine, bellissima e intrigante ragazza che successivamente si scoprirà essere una potente strega, la quale gli fa perdere completamente la testa. Valentine sta cercando di creare una congrega di nuove streghe, le quali si muovono per la città senza avere idea di cosa realmente esse siano. Non mancheranno i nemici, disposti a tutto pur di mettere i bastoni fra le ruote e sopprimere la nuova congrega che sta pian piano prendendo forma. I pericoli saranno sempre dietro l’angolo e le nostre eroine saranno messe a dura prova di continuo. Non mancherà una buona dose d’amore in questo romanzo ricco di azione come non mancheranno le delusioni e le liti, specialmente nei momenti dove la tensione sarà palpabile. Siete pronti ad addentrarvi per le vie di New Orleans? Magari potreste essere proprio voi le persone che stanno cercando.
Un romanzo che consiglio, una lettura semplice e appassionante, ricca di emozioni. Per essere un autore emergente, Andrea si è dimostrato all’altezza di essere un potenziale autore da libreria. Un augurio quindi che tutti i suoi sogni possano avverarsi. Facciamo crescere questo autore, facciamolo conoscere e scriviamo di lui, perché se lo merita davvero. Bravo Andrea, continua così!
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Arianna


lunedì 13 febbraio 2017

Stagione 2 Episodio 48



Pezzi di roccia e piante sradicate si abbattevano sullo strato psichico di Valentine. La barriera riusciva a reggere ma la deformazione era sempre più evidente.
Tiffany si stava prosciugando mentre Valentine cercava di rimanere concentrata. Dopo tutti quegli sforzi l'unico risultato era stato che avevamo soltanto frenato la corsa del vortice. Ma la sua potenza non era per niente diminuita, anzi aumentava ogni secondo che passava.
- Evie, non credo di poter reggere ancora a lungo. Quel “coso” sembra creato da qualcuno. Non è normale che aumenti progressivamente di forza. - provò a spiegarmi Valentine.
Tiffany mi guardò esausta. - Ha ragione, sto consumando più forza vitale del previsto. Di questo passo fra qualche minuto sarò completamente a secco.
Non risposi, non avevo idee. Non sapevo cosa fare in una circostanza del genere.
- Quindi cosa facciamo? - chiese un membro del vecchio Gran Circolo.
- Aspettiamo la fine. L'hanno detto anche loro che quel tornado non è normale. Gli Dei ci stanno punendo. - rispose un altro dietro del primo.
- D... dobbiamo trovare un riparo e nasconderci. - fece un vecchio.
- No, gli Dei esigono del sacrifici e se li preghiamo forse ci risparmieranno. - contestò una donna ormai con un crollo di nervi.
- Nessuno sacrifica nessuno. Non siamo più nell'era del bronzo, cazzo. - urlò Jolene trattenuta a stento da Francis. Le streghe la guardarono storta, sembravano contrarie a quella affermazione.
Girai il volto per guardare il gruppo di streghe con la coda dell'occhio. - D'accordo. Vi concedo di pregare. Solo questo. - decretai.
A quelle parole tutte le streghe si misero ad intonare preghiere e invocazioni. Io sapevo benissimo che pregare non sarebbe servito a nulla, solo ad aumentare il senso di terrore collettivo.
Una sola strega era rimasta in piedi, l'uomo robusto che avevo incontrato prima di entrare nel palazzo. Si avvicinò a me senza nessun timore e sbuffò. - Siete davvero straordinarie. Erigere una barriera di tali dimensioni comporta un consumo di forza vitale immenso, e quelle due lo fanno sembrare quasi normale. In più siete riusciti a eliminare streghe con una forza che non esagero a definire titanica. - Sembrava più una domanda che un complimento.
- Quindi, dove vuoi arrivare? - gli chiesi senza mezzi termini, avevo già la mano sulla Honjo Masamune.
- Che cosa siete? Non è possibile che delle streghe convivano senza iniziazione e che siate così potenti. - spiegò lui.
Rimasi in silenzio, rimandare l'inevitabile era stupido. - Io, la bambina di undici anni, Valentine e Tiffany siamo tutte Matriarche. - risposi ai suoi dubbi.
L'uomo rimase a bocca aperta. - Siete... cosa? Impossibile.
Io feci di sì con la testa. Forse le Matriarche non possono stare nello stesso gruppo per un motivo a me sconosciuto, ma noi ci riuscivamo benissimo senza riti di aggregazione o di iniziazione.
- E riuscite a convivere? Come? - L'uomo era visibilmente disorientato.
Sorrisi. - Certo che stiamo assieme. Siamo una famiglia. - Lo guardai intensamente, volevo capisse il senso di quella frase: non era un rito a fare il gruppo ma l'affetto per chi ti circonda.
L'uomo si ammutolì e sorrise. Poi disse qualcosa che avevo già capito ma che non volevo sentire: - Quella cosa è inarrestabile. Nemmeno voi potete farcela. - disse, fece per andarsene.
- Non ti permettere... - provai a dire, ma Thessa mi si parò davanti.
Thessa mi tocco il braccio con cui tenevo l'impugnatura della spada. - Ha ragione lui, Evaline. Solo io posso fermare quello che ho creato. - Aveva gli occhi lucidi.
- Tu? E come avresti fatto a creare una cosa del genere? - chiese Kaileena.
- Quello è il residuo di un paradosso temporale. Tutte le volte che ho usato le mie capacità lasciavo piccole tracce di forza vitale e alla fine si sono aggregate creando quello. - spiegò la bambina.
- Come fai a sapere tutto questo, Thessa? - le chiesi con un po' di timore.
- Perché ho viaggiato per migliaia e migliaia di volte indietro. Fra dieci minuti voi capirete cos'è ma sarà troppo tardi, lo è sempre... L'unica soluzione è che io vada in Trance Completa a distrugga la mia creatura... - continuò a spiegare con un nodo alla gola.
Cominciai a tremare. - No, no e ancora no. Rischi di morire se lo fai. Non intendo lasciare a te questo fardello, hai sofferto già abbastanza. Non te lo lascio fare. - cercai di convincerla, ma forse era un modo per convincere me stesso.
- Lo so che è pericoloso. Ma non voglio che altre persone si facciano del male per colpa mia. - continuò lei con le lacrime che le scendevano sulle guance.
- Non esiste. Non dopo tutto quello che abbiamo fatto per aiutarti. - Il cuore mi batteva così forte che a malapena riuscivo a respirare. Mi accasciai a terra e mi strinsi il petto, sapevo che doveva essere fatto ma non riuscivo ad accettarlo.
Thessa mi prese le guance e mi alzò la testa per guardarmi negli occhi. - Ti ho promesso che avrei ripagato il debito per le vite che sono state spezzate a causa mia. E hai ragione. Io voglio sacrificare me stessa per salvarne miliardi. - spiegò con un sorriso.
- Per te è scoppiata una guerra in città. Centinaia di innocenti sono morti... - le dissi. Mi avvicinai e appoggiai la mia fronte sulla sua. - Noi tutti siamo morti per te. - le sussurrai mentre le lacrime cadevano sull'asfalto.
- Lo so. Io ricordo tutto. Ad ogni guerra serve un martire per finire davvero. È il continuo retaggio degli uomini. - mi sussurrò.
La guardai negli occhi stupito. Poteva avere l'aspetto di una bambina ma le sue esperienze temporali di certo l'avevano fatta maturare più in fretta di quanto potessi immaginare. - La guerra non cambia mai, vero?
- No, non cambia mai. Ma il mondo sì. - mi sorrise.
Lei provò ad alzarsi ma io non volevo lasciarla andare. Avevo il brutto presentimento che se avessi lasciato la presa non l'avrei mai più rivista.
Lasciala andare, Erik, mi fece Evaline.
No non posso. È solo una bambina... che persona sarei se la lasciassi fare?, le chiesi.
Oltre ad essere stato per un po' un ottimo padre saresti la persona più coraggiosa che lei abbia mai conosciuto, stava piangendo anche lei mentre diceva quelle cose.
Ti odio Evaline, le dissi e lasciai che Thessa si alzasse.
No, non è vero, mi rispose lei.
No, non è vero..., replicai. Ma odio da morire questo assurdo mondo, le confessai.
Anch'io, tesoro. Anch'io!, rispose.
Thessa mi accarezzò la guancia e mi superò. Mi girai e la vidi alzare entrambe le mani verso il tornado. Inizialmente non successe nulla, poi piano piano la tensione sulla barriera di Valentine si allentò. La forza del paradosso s stava affievolendo. Come nell'altra realtà, dal corpo di Thessa cominciarono a scaturire fulmini. Lei cominciò ad urlare dal dolore e dalla rabbia: era entrata in Tance Completa.
Provai a controllare la forza vitale di Thessa: stava calando drasticamente assieme alla potenza del tornado che si stava smembrando come una matassa di filo tagliata con un coltello. In quel momento capii che il paradosso era strettamente collegato alla forza vitale di Thessa e che per fermarlo avrebbe dovuto pagare con la sua stessa vita.
No..., urlai nella mia mente.
Istintivamente provai a teletrasportarmi da lei ma non riuscii ad arrivare in tempo: lei mi guardò per un istante fiduciosa e poi la vidi sparire. L'istante prima c'era e l'istante dopo non c'era più. Anche il paradosso era sparito assieme a lei.
Restai immobile con il braccio proteso a fissare il vuoto, non ero riuscito a salvarla.



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giovedì 9 febbraio 2017

Segnalazione Del Blog: Il Salotto Del Gatto Libraio

LE STREGHE DI NEW ORLEANS - ANDREA ROMANATO

Editore: Self-publishing
Genere: Urban Fantasy
Pagine: 187
Prezzo: € 9,90 (ebook € 2,99)



Il protagonista è un ragazzo newyorchese, Erik Crane, che si ritrova mezzo morto dopo aver subito un'aggressione da parte di alcuni individui nel tentativo di salvare una ragazza. Quest'ultima gli sussurra delle parole incomprensibili e lui sviene. Quando si risveglia si rende conto di essere nel corpo di una ragazza di nome Evaline e che si trova a New Orleans.
Un anno dopo, tornando a casa da lavoro, aiuta un'altra ragazza da un aggressore maniaco armato di machete. Quell'incontro e quella ragazza segneranno per sempre la vita di Erik, trascinato sempre di più nel mondo segreto delle streghe e delle loro sanguinose leggi.

PICCOLO ESTRATTO


Rimase immobile, poi ebbe qualche spasmo. Aveva gli occhi di fuori, dalla bocca fuoriuscivano sangue e saliva diluiti dalla pioggia. Estrassi la lama con un movimento netto, il sangue sgorgò a fiotti copiosi inzuppandomi la felpa. Con un tonfo il corpo stramazzò in una pozzanghera.
Indietreggiai, lasciai cadere il coperchio del bidone, feci altri tre passi verso il muro, mi appoggiai e scivolai giù. Mi tremavano le gambe e non riuscivo a smettere di fissare il corpo inerte.
Rimasi lì per alcuni minuti, senza pensare a niente, poi guardai l'arma che avevo in mano sporca di sangue. Ho ucciso una persona!
Lasciai cadere a terra il machete, mi rannicchiai con ginocchia al petto e mi misi a piangere.

BIOGRAFIA


Salve a tutti, mi chiamo Andrea e ho trent'anni. Fin da piccolo mi sono sempre destreggiato ad inventare storie, ma quasi sempre rimaneva tutto nella mia testa.
La prima storia che ho scritto è stata a otto anni, era una specie di fanfiction su IT dove i protagonisti erano poco intimiditi dal loro nemico. Alla fine IT moriva come un pagliaccio.
Ho provato a far leggere quella storia alla maestra, era un compito per casa, ma lei mi ha sgridato davanti l'intera classe: “Come ti permetti di scrivere certe cose, sono piene di mostri e scene orribili non adatte ai bambini!” mi urlò. Restituì i fogli e mi diede un'insufficienza. Successivamente ho fatto leggere la storia ai miei compagni, e indovinate un po', si sono messi a ridere (che per altro era lo scopo della storia). Le parole della maestra mi fecero stare così male che non scrissi più nulla.
A quattordici anni provai a scrivere il mio primo romanzo “Storia di Tera”, ma lo lasciai incompiuto dopo alcune critiche da parte di alcuni parenti, il manoscritto trattava di demoni e loro erano cristiani devoti, potete solo immaginare la reazione.
A vent'anni provai a riprendere in mano Storia di Tera e proporla ad amici, ma anche qui critiche su critiche per il mio modo di scrivere “troppo fiabesco” (?).
Lasciai di nuovo perdere la scrittura fino a due anni fa, quando mi decisi ad aprire Lonely Souls, un blog dove postare gli aggiornamenti di tutte le storie che avevo in mente. Iniziai con una fanfiction su Star Wars, una trasposizione basata sul concetto: e se la “galassia lontana, lontana” fosse distante nel tempo più che nello spazio? Usai quelle poche pagine per sperimentare vari tipi di narrazione, tra le quali la prima persona che uso tutt'ora e con la quale mi trovo benissimo.
Dopo di questa mi sono concentrato sulla storia di Lonely Souls: Le streghe di New Orleans ed ora sto scrivendo il secondo volume intitolato “Lonely Souls: La guerra occulta delle streghe.”, uno spinoff intitolato “Lonely Souls: Angelo della Morte” con protagonista Kaileena Mine e un oneshot intitolato “Lonely Souls: Diario di un futuro passato.” come protagonista Thessa Morgan.
Tutto questo ovviamente tra le critiche dei miei genitori che pretendono diventi un imprenditore ricco in terra straniera. Le discussioni ci sono ancora oggi, non riescono a capire la mia passione.
Ora sapete come è cominciata e come andrà in futuro la mia storia come autore indipendente.
Spero che la mia storia vi sia piaciuta.


Dal blog: Il Salotto Del Gatto Libraio