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sabato 25 febbraio 2017

Stagione 2 Episodio 50




Sbuffai scocciato. - Dico a quella persona di passare un altro giorno e torno subito da te. - Le sorrisi.
Lei mi baciò in segno di consenso. - Non farmi aspettare troppo.
Malvolentieri mi alzai e mi vestii con una canottiera bianca e un paio di pantaloncini corti rosa.
- Sexy. - miagolò Tiffany.
La guardai mentre mi legavo i capelli in una coda, sculettai fino all'uscita senza dirle nulla ma flirtando con la coda dell'occhio. Aprii la porta ritrovandomi davanti il padre di Evaline: Murphen.
Istintivamente uscii dalla stanza e chiusi la porta dietro di me. - C... ciao. Cosa ci fai qui? - Ero visibilmente imbarazzato.
Lui alzò il sopracciglio. - Ciao figlia. Sono qui per dirti una cosa.
In quel momento, Tiffany uscì dalla stanza con addosso la vestaglia. - Evie, perché ci metti tan... - provò a dire, ma si ammutolì appena vide Murphen.
Lui la guardò da testa ai piedi. - Buongiorno a te. - Le sorrise.
- Sal... salve... - Fece “ciao” con la mano.
Murphen, dopo qualche secondo, cominciò a passare lo sguardo da me a Tiffany. - Lei è la ragazza che ti perseguitava al liceo, vero?
- Ehm... Sì?! - gli risposi titubante.
Annui. - E cosa ci faceva con te... in camera... di prima... mattina? - continuò a chiedere.
Mui guardai attorno. Valentine aveva il volto atterrito e ingelosito, Jolene e Francis si stavano preparando la colazione e Kaileena li stava aiutando, Hirina con i capelli stropicciati stava raggiungendo Valentine. Nessuno mi avrebbe aiutato in quel momento.
Guardai negli occhi Murphen qualcosa mi impediva di mentirgli, almeno non del tutto. - Io e Tiffany stiamo insieme. È la mia fidanzata. - risposi con un po' di timore.
Lui rimase per qualche istante in silenzio. - Quindi... sei gay? - continuò a chiedere.
- Sì, papà. Mi piacciono le donne, mi sono sempre piaciute e non credo cambierò idea. - risposi entusiasta di me stesso. Alla fine era vero al cento per cento, il solo pensare di stare con un uomo mi faceva venire i sudori freddi.
Lui alzò i pugni al cielo ed esultò. - Meno male. D'ora i poi non dovrò più preoccuparmi che ti mettano incinta o che qualche ragazzo poco raccomandabile ti faccia qualcosa... bé, hai capito no? - sospirò sollevato.
Era il senso di preoccupazione che avrebbe ogni padre per la propria figlia, sensazione che conoscevo fin troppo bene nei confronti di Jolene. - Penso di sapere cosa intendi dire. - risposi guardando male Francis che civettava con Jolene e, appena mi notò, si mise a mangiare in silenzio.
- E loro chi sono?
- Sono i miei amici. Lei è Valentine, è un genio nel vero senso della parola. Lui è Francis, gli piace giocare a basket al campetto qui vicino ed è abbastanza bravo. Lei è Kaileena, è una fan delle armi da fuoco. Lei è una nuova arrivata nel gruppo, si chiama Hirina. - presentai tutti poi mi portai dietro Jolene e l'abbracciai da dietro le spalle. - Lei invece è la più piccola del gruppo, ha solo quindici anni, si chiama Jolene. - sorrisi.
- Quindi, fammi capire bene, lui è tuo padre... allora, dovrei chiamarlo nonno, giusto? - chiese Jolene mangiando una fetta di pane tostata con marmellata.
- Come sarebbe a dire? Cos'è questa storia? - chiese confuso.
- Bé, ecco... visto che è minorenne e che un anno fa ha perso l'intera famiglia ho accettato di farle da tutrice legale. In pratica è mia figlia adottiva. - spiegai.
Lui fece la faccia da “Cos'hai detto?” ma io corsi dalla parte opposta dell'isola e andai accanto a Tiffany. - E per finire lei è Tiffany, l'amore della mia vita. - Le strinsi la mano ed intrecciai le mie dita con le sue. Lei mi baciò la testa senza esitare.
Lui sorrise. - Mi fa davvero piacere, tesoro. - rispose con un nodo alla gola. Poi cambiò espressione, diventò cupo. - Cambiando discorso: come ho detto prima, devo dirti una cosa.
- Sì, certo, dimmi.
- È una brutta notizia: la nonna Tess è morta. - mi disse con tono serio.
Strabuzzai gli occhi. - Chi?
A quella domanda Murphen sospirò affranto. - Mia madre, quindi tua nonna. Stava facendo una di quelle stupide sedute da cartomante, quando alcuni malviventi hanno fatto irruzione e... hanno pestato a morte tutti i presenti... - fissò il vuoto. Lo capivo, era sua madre dopotutto.
Mi avvicinai e gli appoggiai una mano sulla spalla. - Mi dispiace, papà. - gli dissi. - E quando è...? - prova a chiedergli.
- I primi di ottobre. Nel suo testamento c'era espressamente scritto che oggi dovevo consegnarti questa lettera e i suo diario. Stringeva il diario al petto quando è stata trovata a terra da una conoscente. L'ultima cosa che ha fatto la grande Tess Morgan. - Mentre parlava aveva tirato fuori una pagina ingiallita e un quaderno consunto, ingiallito e sporco di sangue da una borsa.
- Grazie... - gli dissi perplesso.
- Aspetta un secondo, Tess Morgan? Quella Tess Morgan? - chiese Valentine.
- La sola e unica. - rispose Murphen con un pizzico di disprezzo. - Ora... scusate ma devo proprio scappare. Arrivederci e prendetevi cura della mia bambina. - Sorrise a tutti e si avviò per l'uscita.
Sentivo che aveva qualcosa che non andava, mi misi i scarponcini, presi il cappotto in pelle di Kaileena e lo seguii. Uscii di casa ritrovandomi in Bourbon Street, la folla di turisti era già in arrivo ed i musicisti da strada stavano armeggiando con i loro strumenti.
Corsi verso la fermata del tram e lo raggiunsi. - Papà, cos'hai?
Lui restò di spalle e prese un profondo respiro, poi si girò verso di me. - Nulla, piccola mia. Sono solo al colmo della felicità. - mi rispose.
- Perché?
Gli occhi di Murphen si riempirono di lacrime. - Perché mi hai chiamato “papà” per tre volte e perché sono così fiero di te che impazzisco d'orgoglio, tesoro. Sei riuscita a trovare da sola la tua strada. Ti voglio un bene infinito. - E mi abbracciò piangendo.
Erik, solo per questa volta... posso? chiese Evaline nella mia testa. Sapevo che voleva fare a cambio.
Certo. È tutto tuo, tigre, le risposi con un sorriso.
In un istante, entrai in una stanza buia con vari monitor accesi. In ogni schermo c'era una visuale diversa: due erano la visuale di Evaline, un altro era pieno di file, un quarto era pieno di video, e il quinto c'erano le esperienze passate mie e di Evaline.
È qui che sta tutto il tempo lei..., pensai amareggiato. Provavo pena per lei, aveva rinunciato a tutto per dare a me la possibilità di avere una vita, tremendamente pericolosa, ma vita.
Non pensare a certe cose Erik, io sono contenta anche così. Darti una seconda possibilità è il minimo che possa fare dopo avermi salvata dalla morte cerebrale, mi rispose Evaline.
Ma stare sempre al buio non..., provai a dire.
È l'unico modo che abbiamo per non impazzire. Lasciami stare dietro le quinte. Ti proteggerò sempre, continuò lei. Era seria lo percepivo.
E va bene, come vuoi, le risposi con un sorriso.
Evaline e il padre si salutarono e, come ero entrato, uscii dalla stanza dei monitor e tornai a possedere il completo controllo del corpo della ragazza.
Grazie, Erik!, mi disse lei.
Lieto di servire, mia signora, le risposi con un profondo inchino davanti ai musicisti. Lei sorrise di cuore, lo sentivo.
Tornai a casa e andai spedito verso Valentine. - Quindi conoscevi la nonna Tess...
- N... no, non esattamente. Tess Morgan era l'ultimo vero Oracolo vivete. Anche mia madre la temeva, in un certo senso. Aveva paura che le rivelasse la sua morte. - spiegò.
- Aspetta un momento, è lo stesso Oracolo di cui parlava Emris e lo stesso che predisse l'avvento di una nuova Matriarca? - chiese Francis.
- Proprio quello, e penso avesse ragione. - rispose Valentine guardando Tiffany.
Sbuffai. - Okay, forse era un Oracolo, era quindi? Era anche mia nonna, e che cavolo... - rimbeccai. Mi sedetti sul divano a leggere la lettera della nonna che non avevo mai conosciuto. Quando capii la verità, mi misi una mano sulla bocca e le lacrime scesero rigandomi le guance.




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