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mercoledì 12 aprile 2017

[Oneshot] Episodio 2






 16 Febbraio 1947


Quando mi svegliai feci un sussulto, il ragazzo che mi aveva salvato era accanto a me con la faccia a pochi centimetri dalla mia. Era profondamente addormentato.
Che carino, arrossii.
Aveva i capelli ricci e castani, labbra carnose anche se screpolate e, da quello che ricordavo, aveva gli occhi azzurri ed era più alto di me. Il modo di russare assomigliava a quello di un bambino, non faceva rumore ma solo un flebile sibilo mentre respirava.
Raggiunsi la sua guancia e lo baciai delicatamente. - Chiunque tu sia, grazie. - sussurrai.
Provai ad alzarmi ma le forze non me lo permisero. Avevo fame, ero a corto di forze e mi girava la testa. Tornai a sedermi.
Dopo alcuni minuti il ragazzo si svegliò e mi guardò. - Buongiorno.
- Buongiorno a te. - gli sorrisi.
Lui si alzò a sedere. - Hai fame?
- Un po'. - gli risposi.
- Perfetto! - Si alzò e andò verso il camino e accese il fuoco, poi aprì un armadietto con dentro varie scatolette di latta. - Il pranzo sarà pronto fra poco. - sorrise.
Era gentile, cosa che all'inizio mi aveva spiazzata, dopo tutto quello che avevo passato con Evaline e gli altri non pensavo di potermi minimamente fidare di qualcuno. Eppure ero nelle mai di uno sconosciuto e provavo una strana sensazione nei suoi confronti, come se lo avessi già conosciuto.
Mi sentivo un po' in colpa per lasciarlo in un posto desolato come quello ma dovevo tornare a New Orleans e far sapere a tutti che stavo bene.
- Hai un cellulare o un telefono? - gli chiesi.
Lui si girò con fare sorpreso. - Un cosa?! - Poi tornò a preparare quelli che sembravano fagioli in scatola.
- Okay, niente cellulare. - sussurrai. - Come mai vivi qui? - gli chiesi ancora.
Lui mi porse la scatola di fagioli caldi. - Questa è la baita da caccia dei miei parenti... - rispose.
Misi in bocca un cucchiaio di fagioli, erano buoni. - E i tuoi parenti ti lasciano qui a vivere da solo?
Lui sospirò e abbassò lo sguardo. - Sono tutti morti a Londra...
Capii che ero in Inghilterra e che era successo qualcosa a Londra. La sua espressione vuota mi fece intuire che fosse stato qualcosa di orribile.
- Londra? - provai a chiedere.
- D... durante il bombardamento di sei anni fa, il tre dicembre... i tedeschi... - continuò.
Sgranai gli occhi e cominciai a sudare freddo. - Di quale bombardamento stai parlando?
- Ma hai anche sbattuto la testa ieri? Intendevo il bombardamento dei nazisti nel 1940... - mi guardò stranito.
- M... Mi... Mille... novecento... quaranta? - stavo tremando. O lui era pazzo oppure io ero sperduta nel tempo.
Lui fece di sì con la testa.
- Non è possibile. Io sono nata nel 2005... e questo è il 2016... - prova a ragionare.
- No, ti sbagli siamo nel 1947. La guerra è finita da due anni. - rispose.
- No. No. No. Non esiste. Io... io devo... devo... - stavo andando nel panico.
Il ragazzo si avvicinò e mi prese per le spalle. - Calmati. Calma. - mi sussurrò gentilmente.
Scoppiai a piangere e smisi di parlare per quel giorno. Ero sotto shock. Avevo salvato il mondo dissipando un paradosso temporale e mi ero ritrovata sessantanove indietro nel tempo. In un istante di lucidità provai ad usare di nuovo le mie capacità ma non ci riuscii. Avevo perso i miei poteri di strega, ero diventata una persona normale.  




Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing: Grazie mille.



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