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mercoledì 7 giugno 2017

[Oneshot] Episodio 10








 30 Ottobre 1956


Dopo l'arresto di Samari, io e Joseph iniziammo a cercare informazioni sul Reggente ma per mesi trovammo solo buchi nell'acqua. Non un indizio o piste da seguire. Ci decidemmo a fare squadra con Akemi e Mei che nel frattempo si erano sposati. Proposero di far evadere l'unica persona che poteva dirci qualcosa: Samari. Io ero contraria mentre Joseph sembrava d'accordo con loro.
Dopo altre settimane di attenta pianificazione riuscimmo a farla evadere dalla prigione di Angola. Non era stato facile, le guardie erano armate fino ai denti e in un paio di occasioni avevamo rischiato di essere presi.
Per ringraziarci Samari disse tutto ciò che sapeva sul Reggente: era a capo di sei congreghe minori situate nel Bayou. Veniva eletto tramite un rituale sanguinoso tra altri cinque contendenti, chi rimaneva vivo era di diritto il Reggente e i perdenti diventavano cibo per alligatori. Dopo doveva sottoporsi al rito di unione: in pratica assorbiva le capacità naturali delle congreghe che comandava.
Passammo altri mesi a lottare con le sei congreghe della coalizione, alcuni scontri furono così sanguinosi che due congreghe furono sterminate del tutto poiché non volevano arrendersi. Alla fine arrivammo al Reggente, Kabunti lo zio di secondo grado di Samari. Possedeva solo quattro delle sei capacità visto che due congreghe non esistevano più e, dopo uno scontro violento, riuscimmo a ucciderlo grazie all'intervento di Samari che per poco non perse un braccio nel tentativo di pugnalarlo.
Allo zio di Samari subentrò il padre per evitare ulteriori carneficine tra le quattro congreghe promettendoci di essere un capo giusto e pacifico. Noi fummo insigniti del soprannome di Leggende poiché in cinque eravamo riusciti dove tutti avevano fallito.
Il giorno dopo, io, Joseph, Akemi e Mei ci ritrovammo in un pub del Quartiere Francese per festeggiare la nostra grande vittoria assieme ad Halloween.
- Ecco i sbarbatelli! - ci salutò Mei con un boccale di birra alzato in nostra direzione.
- Buonasera anche a te. - sorrisi. Lui fece un verso rauco in risposta.
- Che cos'ha? - chiesi ad Akemi.
Lei si mise una mao sulla pancia. - Non si può avere tutto nella vita. - mi sorrise tristemente.
Sgranai gli occhi. - Oh, mio Dio, mi dispiace tanto. Come?
- La battaglia, quando mi ha colpita alla pancia e mi ha fatta volare sulla parete... - rispose Akemi abbassando lo sguardo.
Mei abbracciò Akemi da dietro. - E tu? Quando hai intenzione di diventare donna, eh?
- Perché sei sempre così stronzo? - fece Joseph in mia difesa.
- Perché sei sempre cosi cagasotto quando si tratta di donne? Non sarai finocchio spero. - si mise a ridere Mei.
Joseph fece per picchiare Mei ma lo femai. Sapevo che era il dolore per la perdita a parlare e non il vero Mei.
Akemi diede a Mei una pacca sullo stomaco. - Smettila. - gli chiese.
- Scusa... - rispose e la baciò. Poi si girò verso il bancone e continuò a bere.
Quel gesto mi fece arrossire ma all'inizio non capii il perché o forse non volevo capire. Per evitare altri incidenti portai Joseph in mezzo alla pista da ballo, sfortunatamente davano una canzone lenta. Oddio, davvero? Come nei film adolescenziali? Odio i film adolescenziali. Ridatemi il jazz del 2016, pensai mentre le coppie cominciavano ad abbracciarsi.
- Ehm... vuoi...? - mi fece Joseph imbarazzato.
Io sbuffai e gli avvolsi le braccia al collo. Lui mi prese per i fianchi e cominciammo a ballare. Dopo un paio di minuti lo guardai negli occhi. - Che c'è? - gli chiesi.
- Niente. - mi fece abbassando lo sguardo, poi però cambiò espressione e diventò serio. - Anzi, una cosa c'è. Tess, sei il più bel miracolo che mi sia capitato.
Io arrossii, il cuore mi palpitava all'impazzata. - Davvero?
- Sì, tu mi hai salvato, Tess. Mi hai salvato da me stesso e per questo ti ringrazio. - continuò lui.
Mi accarezzai i capelli e mi schiarii la voce. - Di nulla... tu hai salvato me...
In quel momento, mentre ammiravo i suoi occhi azzurri capii che provavo sentimenti per quel ragazzo. Dopo aver affrontato molte sfide e litigi finalmente avevo capito. Amavo Joseph con tutta me stessa.
- C'è anche dell'altro. Da quando te ne sei andata da casa nostra ho pensato a te in modo diverso. Ho cominciato a vederti come donna e ho capito che non voglio più lasciarti... - provò a spiegare ma non riuscì a finire la frase perché lo baciai. Un bacio intenso ma anche delicato.
Era da anni che desideravo farlo, che volevo assaporare quelle labbra, solo che non me ne ero mai resa conto. Quel bacio era stata una liberazione, tutta la tensione accumulata in quegli anni di convivenza era scivolata via da entrambi.
Dopo il ballo tornammo dagli altri e festeggiammo fino a tarda notte, per quanto ci fosse possibile.
Quando io e Joseph tornammo a casa lui mi fermò e cominciò a baciarmi sulla soglia d'entrata. Poi mi spinse con delicatezza verso la camera da letto palpeggiandomi delicatamente il seno. Io accesi la luce e chiusi la porta della stanza.
Joseph, in preda al desiderio non riusciva a fermarsi dal baciarmi toccarmi e stringermi a se, faticai non poco a slacciarmi il reggiseno. Arrivati al letto mi misi in ginocchio al centro del materasso e cominciai a spogliarmi. Lui fece lo stesso e in un attimo eravamo entrambi in mutande l'uno davanti all'altra. Io lo baciai di nuovo e avvicinandomi sentii il suo pene turgido all'altezza della vagina ma non mi dava fastidio, anzi era molto dolce.
Joseph mi spinse con delicatezza in modo da starmi sopra, mi levò le mutandine e io lo stimolai ulteriormente, volevo toccarlo. Lo baciai sulla bocca mentre lui massaggiava e sfiorava il mio seno.
- È bellissimo poterti toccare in questo modo. - mi disse con in lieve tremolio nella voce.
- È bellissimo essere toccata da te in questo modo. - gli accarezzai i capelli eccitata.
Dopo altre coccole lo spinsi di lato e mi misi a cavalcioni su di lui che in risposta mi accarezzò il viso e le labbra. Io gli leccai le dita quando le portò di nuovo vicino alle labbra. Ero ufficialmente bagnata. Con delicatezza afferrai il suo pene e lasciai che entrasse. Da subito sentii l'eccitazione aumentare mentre andavo avanti e indietro col bacino. Non ricordo come ma arrivammo a un punto in cui dovetti appoggiarmi alla testiera del letto per andare più veloce e per spingere più forte che potevo. Entrambi stavamo ansimando e godendo della passione che provavamo l'una per l'altro.
Stavamo urlando da un po' quando raggiunsi l'orgasmo assieme a Joseph che venne dentro di me, ma non mi importava perché amavo alla follia quel ragazzo dal primo momento che lo avevo visto.
Mi sdraiai di lato avevamo il fiatone ed entrambi ci mettemmo a ridere come scemi. Eravamo felici. Avevamo fatto l'amore e non riuscivamo a fare altro. Quella era stata la notte più bella della mia gioventù.


Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing: Grazie mille.



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