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mercoledì 27 settembre 2017

[SpinOff] Episodio 4





Sfilai dalla busta la lista protettiva, la piegai e la infilai in una delle tasche laterali della borsa. Uscii dall'ufficio, presi le chiavi dell'auto di Bart dal pavimento e andai all'ascensore. Pigiai il tasto e aspettai che si aprissero le porte, entrai e cliccai per il piano terra. Quando le porte si richiusero sentii le gambe pesanti, dovetti tenermi alla sbarra poggia braccia per restare in piedi, l'adrenalina che avevo stava sparendo. Avevo ucciso una persona a sangue freddo e l'unica cosa a cui pensavo era quale sarebbe stata la prossima.
Posai a terra la borsa e guardai la lista e in capo a tutti i nomi c'era quello di Joseph Miller, il padre di Bart.
“Uccidere un governatore, darebbe un segnale forte ai più codardi. In questa città il potere politico non ti salva. Mica male.” pensai, e poi se copriva gli affari di suo figlio allora era anche lui da condannare, considerando che era un uomo praticamente intoccabile dalla legge.
Rimettei al sicuro la lista e ripresi in mano la borsa, le porte si aprirono e uscii dall'ascensore mantenendo più naturalezza possibile nella camminata. Attirare l'attenzione in quel momento con tutte quelle prove nella borsa significava la fine dei giochi.
Oltrepassai la reception dell'albergo e senza guardare nessuno uscii dalla porta principale. Proseguii verso il parcheggio e mi diressi verso la Zonda di Bart. Presi le chiavi e premetti il pulsante della serratura, le frecce direzionali lampeggiarono con il classico suono di una macchina che si apriva.
Salii nella macchina e misi in moto “Di sicuro è più divertente guidarla che fare da passeggero.” pensai mentre facevo rombare il motore.
Uscii dal parcheggio il più velocemente possibile e mi diressi verso casa. Durante tutto il tragitto tremai per il costante abbassamento di adrenalina nel corpo. Uccidere qualcuno era decisamente più intenso di rubare un'auto costosa.
Il cielo si stava già schiarendo quando arrivai a casa, parcheggiai l'auto in garage e lo chiusi a chiave. Entrai i casa e gettai la borsa di plastica ormai piena di sangue nella pattumiera, andai in camera e mi buttai sul letto stremata.
Mi risvegliai a mezzogiorno, aver dormito otto ore filate non aveva sortito nessun effetto, ero più stanca di quando non lo fossi prima di dormire. Controvoglia mi alzai e andai in bagno, mi lavai la faccia e i denti, poi mi cambiai con un paio di jeans e una maglietta.
Tornai in cucina, presi il sacchetto e lo portai in giardino. Presi un bidone della spazzatura all'esterno, lo portai in giardino, lo riempii con pezzi di legno e cartoni di pizza, innaffiai tutto con della benzina e diedi fuoco al tutto con dei fiammiferi. Quando il fuoco diventò abbastanza vivace buttai il sacchetto degli indumenti sporchi e la borsa vuota usata ieri sera. Attesi finché non riuscii a ridurre tutto in cenere.
Quando finalmente avevo finito mi rilassai, ogni prova schiacciante contro di me era stata distrutta, non avevo più motivo di temere ripercussioni da parte della polizia.
L'unica cosa che ancora mi collegava a Bart era la sua Zonda. Fortunatamente sapevo benissimo come sbarazzarmene in modo sicuro e retribuito attraverso il mercato nero.
Feci colazione con un tramezzino e portai l'auto da un ricettatore di mia conoscenza in una officina nella zona industriale. Gomes era un uomo in carne originario del Messico, sempre sorridente e sempre sporco di qualcosa. Era sempre sotto a un motore o a un'auto, ma in ogni caso era il migliore della città in fatto di ricettazione di auto.
Appena mi vide si mise una mano tra i pochi capelli che aveva - E questa da dove cazzo arriva? - di solito Gomes non era il tipo da troppe domande ma quella volta doveva, quella Zonda scottava.
Apri la portiera - Da un donatore anonimo. Meglio che tu non sappia altro. -
- D'accordo! Meglio non sapere. - alzò le mani sorridendo, poi cambiò espressione - Ho saputo di tuo zio Mei, condoglianze. -
- Lascia perdere... - tagliai bruscamente corto, non ero in vena di cordogli - Quanto mi dai per questa perla? - gli chiesi.
Lui la guardò e girò tutto il perimetro in cerca di imperfezioni o altro - Non lo so, forse duecentocinquanta mila - mi fece infine. Sapevo che stava cercando di fare la cresta e lo fissai per svariati secondi senza dire nulla - E va bene facciamo trecentocinquanta mila. Cavolo ragazza, sei terrificante quando fissi la gente in quel modo! -
- Meglio, senti ho anche un'altra richiesta da farti. - gli proposi.
- Certo, dimmi pure e vedrò di accontentarti. - sembrava entusiasta di quella proposta.
- Mi serve una pistola! - decretai.
Lui fece la faccia sorpresa - A chi hai pestato i piedi stavolta? No, lascia perdere non voglio saperlo. Vieni andiamo nel mio ufficio. - mi fece il segno di seguirlo.
L'ufficio di Gomes era un banco da lavoro pieno di attrezzi, carte sparse e alcuni strofinacci sporchi di olio. Sulle pareti c'erano ancora i calendari delle pin up degli anni novanta.
Gomes aprì un armadietto pieno di armi e me ne mostrò due - Una classica nove millimetri, o forse vuoi una revolver sei colpi? - mi chiese con un sorriso.
Una glock nove millimetri aveva diciassette colpi mentre la revolver solo sei la scelta era semplice - La nove millimetri andrà bene. Scala tutto dal pagamento per la Zonda, due caricatori pieni e un silenziatore compresi. gli risposi.
Lui fece la faccia di uno che era stato appena fregato, ed era così. Ma mi serviva quell'arma per quello che avevo in mente. Far fuori una persona di quel calibro richiedeva l'esperienza e la freddezza di un soldato scelto.
Gomes mi diede l'arma e tutti i proiettili che li avevo chiesto con riluttanza - I soldi te li invio nel solito conto offshore... - si fermò un istante a guardarmi - Non so cosa tu abbia in mente e non mi interessa, ma sta attenta. - mi diede una pacca sulla spalla.
Gli sorrisi - Tranquillo! -
Dopo aver concluso l'affare tornai a casa in autobus. Per tutto il viaggio usai il cellulare per trovare informazioni su ogni nome della lisa nera nelle mie mani. Tra i nomi c'erano trasportatori, spacciatori, ricettatori, e membri di spicco di una banda di motociclisti, i No Mercy. Per alcuni nomi invece non ero riuscita a trovare nulla.
Appena tornata a casa mi buttai di nuovo sotto la doccia e mi vestii con un paio di short e una maglietta nera con le maniche corte. Aspettai la sera e con l'autobus andai agli uffici del governatore, sapevo già che la sicurezza in quel palazzo era molto bassa, portare una pistola nella borsetta durante un giro culturale era semplice, nessuna guardia controllava i turisti.
Durante l'ultimo giro della giornata passammo davanti agli uffici di ogni dipendente dell'edificio, compreso quello de governatore schernito di sorveglianza. Senza farmi vedere forzai la serratura, entrai nella stanza e la richiusi dietro di me a chiave con il grimaldello.
“Come previsto non c'è nessuno!” esultai.
Evitando di accendere la luce cercai ovunque, una qualche prova per inchiodare quel bastardo, ma non trovai nulla. Aprii tutti i cassetti della scrivania in mogano e finalmente trovai qualcosa, una revolver calibro quarantacinque carica.
Aprii il tamburo e levai tutti i proiettili, poi portai una poltrona in una angolo scuro della stanza a destra della porta, mi sedetti e aspettai pazientemente.
Verso mezzanotte il governatore Miller rientrò in ufficio e, senza accorgersi della mia presenza, si sedette alla poltrona della scrivania sospirando e osservando il panorama dalla finestra. Non accese nemmeno la luce.
- Un centesimo per i tuoi pensieri, Joseph. - esordii.
Lui girò la poltrona rotante sorpreso - E tu chi sei? Chi diavolo ti ha fatta entrare? - sbraitò.
Sorrisi avevo ancora una volta il controllo - Nessuno. Sono qui per chiederle una cosa. -
Lui si guardò attorno - Cos... e va bene fammi questa domanda! - sospirò.
- Perché? - tirai fuori dalla borsa alcune foto che avevo preso nell'ufficio di Bart e gliele lanciai sul tavolo - Perché ha coperto un mostro del genere? -
Appena vide le immagini sgranò gli occhi - I-io... - scrollò la testa - Io no so di cosa sta parlando signorina! - rispose con voce ferma.
Lo guardai negli occhi. Nulla, in quel modo non avrei ottenuto nulla. Trai fuori la pistola e gliela puntai contro - Perché hai permesso che uccidesse tutte quelle ragazze? -
Lui alzò le mani intimorito - Senti, sono appena andato ad identificare mo figlio all'obitorio. Sono esausto e... e ho voglia di farmi un goccio. Ne vuoi anche tu, sembri averne bisogno? - chiese abbassando leggermente le mani verso il cassetto della scrivania.
- Volentieri! - esclamai - Ma ti avverto, è scarica! - gli sorrisi.
Joseph si rialzò deluso dalla mia risposta e fece un profondo respiro - Era mio figlio. Se si fosse saputo che era un tale mostro perverso la mia carriera politica sarebbe finita prima ancora d cominciare. - rispose alla fine.
Rilassai le spalle e abbassai la pisola - Quindi è così... - sospirai guardando nel vuoto.
“Era solo questione di affari!” pensai amareggiata.
Rialzai la pistola e premetti il grilletto. Una volta e lo colpii al petto, due volte e lo colpii alla spalla, tre volte e lo colpii accanto alla prima, quattro volte e lo colpii al collo, cinque volte e lo colpii in un occhio.
Rimisi la pistola nella borsa e uscii dal palazzo dal retro, nessuno aveva sentito nulla, nessuno si era accorto della mia presenza. Il governatore Joseph Miller era stato assassinato per aver anteposto la sua carriera alle cure e alle vittime di suo figlio Bartolomew. Alla fine il sangue sparso da suo figlio aveva macchiato indelebilmente anche lui.





Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing dei libri: Grazie mille.



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