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mercoledì 29 novembre 2017

[Spinoff] Episodio 13





Salutai tutti con un cenno e andai fuori. Montai in sella alla mia moto e indossai il casco quando vidi Den attraversare la strada.
- Cosa vuoi? - chiesi. Ero stanca di ripetere sempre le stesse cose.
Lui sospirò come se stesse buttando fuori la frustrazione che provava. - Mettiamo... mettiamo il caso che riesci ad arrivare agli studi, come farai ad entrare? Quel posto è una fortezza.
Sorrisi, era davvero ingenuo. - Con due trucchi che tu non potrai mai usare - E mi strinsi il petto in modo provocatorio.
Den non batté ciglio. - Spero per te che funzioni
- Ma come, neanche una piega? Interessante... - Abbassai la visiera del casco e accesi il motore.
- Fottiti! - mi urlò mentre acceleravo e imboccavo la strada.
Ci misi due ore ad arrivare a destinazione, la Crescent City Connection era intasata e usai quel tempo per riflettere. Speravo di non mettere in mezzo quei ragazzi ma forse era inevitabile, ormai erano entrati nel mondo delle streghe e avrebbero dovuto convivere ogni giorno con minacce mortali.
Parcheggiai davanti agli studi, un palazzo di mattoni a tre piani dei quartieri bassi, all'entrata c'era una fila di ragazze molto giovani bloccate da due uomini in giacca e cravatta. Mi tolsi il casco e tirai giù la lampo del giubbotto in pelle mettendo in risalto il decoltè.
Senza farmi notare, mi aggiunsi alla fila e aspettai che ci facessero entrare tutte insieme. Purtroppo il mio piano rischiò di farmi mettere nei guai: infatti i due uomini cominciarono a far entrare le ragazze una alla volta.
Appena arrivato il mio turno uno dei due mi fermò con la mano. - Fammi vedere il tesserino - mi disse.
Per un attimo entrai nel panico, non credevo che la base del traffico di prostitute avesse bisogno di tesserini, anche se mascherata da studio cinematografico.
Aspetta, se usano ragazze immigrate illegalmente non ha senso usare documenti, pensai
- Quale tesserino? - feci con un accento cinese. Ero poliglotta e anche brava a simulare accenti.
L'uomo abbassò la mano. - Va bene, entra... - provò a dire.
- Aspetta. E quelle? - mi chiese l'altro indicando le mie armi.
Dovevo inventarmi qualcosa e in fretta o sarebbero stati guai. Tirai fuori le pistole e le impugnai come se non sapessi usarle. - Mani in alto e fuori i piselli, questa è una rapina, amori miei.
I due si guarda perplessi e poi fecero una faccia eloquente. - Quel tizio è fuori di testa - rise uno. L'altro fece di sì con la testa compiaciuto.
Questi due sono proprio stupidi, esultai nella mia testa.
- Posso entrare adesso? - chiesi.
- Sì, certo. - mi rispose il secondo uomo.
All'interno cominciai a guardarmi attorno, era uno stabile con molti set cinematografici: le prime quattro erano riproduzioni di stanze o camere da letto, le due più in fondo, invece, erano simili a cantine degli orrori con tanto di giocattoli di tortura. Girai a destra e notai altri due stanze, aprii una delle porte e capii che non erano semplici set come gli altri: erano camere completamente vuote e dalle pareti insonorizzate con quattro telecamere ai quattro angoli, il pavimento era pieno di chiazze di sangue. Provai ad aprire anche la seconda ma un uomo mi urlò - Occupato! - e lasciai perdere.
Tornai indietro vidi ragazze frustate da uomini eccitati, bondage dove le donne venivano umiliate pesantemente, e altre picchiate così forte da farle piangere dal dolore.
Era strano, un po' mi eccitava ma allo stesso tempo mi dava la nausea. Forse perché era tutto sbagliato, o almeno era quello che pensavo.
Dopo aver girato per l'ennesima volta a destra individuai il regista, un uomo ben posato ed elegante sulla trentina che parlava con una sua addetta.
- Porta qui quelle nuove, devo fare il discorso - le ordinò mentre le palpava il seno come se niente fosse.
- Sì... - rispose la donna e fece per andare via quando Matter le diede una forte strizzata sul sedere, lei si irrigidì ma continuò ad avanzare.
È veramente uno schifoso maiale..., restai di stucco.
Mi avvicinai cercando di farmi notare. - Ciao, sei tu il regista? - chiesi.
Lui rimase imbambolato quando mi vide. - Ma certo bellezza, in carne e ossa - rispose mordendosi le labbra eccitato.
- Posso fare un provino? - continuai civettando.
- Certo che puoi, tesoro - mi rispose ancora e si avvicinò al mio orecchio. - Nel mio ufficio dopo il discorso per le verginelle. - sorrise.
- Ti aspetterò lì. Non metterci troppo, la mia fica è già bagnata - gli dissi e feci per andarmene quando sentii una mano stringermi una natica. La cosa mi fece rabbrividire ma mi limitai a girarmi e a fare uno sguardo eccitato.
Avanzai per il corridoio e finalmente trovai l'ufficio di Matter, entrai e richiusi la porta. L'ufficio era diviso in due ambienti: da una parte c'era la scrivania, il computer e scaffali pieni di cd; dall'altra un paio di divanetti rossi con tavolino al centro. Andai al computer e lo accesi, aprii del tutto la giacca, presi la chiavetta USB e la inserii in una delle porte. Alzai lo sguardo verso il monitor e capii subito che stavo osservando le riprese delle telecamere di sicurezza dell'ufficio, dei corridoi, delle cantine degli orrori e delle camere insonorizzate: in una di esse c'era un uomo che stava brutalmente massacrando una ragazza.
Presi il cellulare e chiamai i ragazzi. - Warren, ho fatto.
- Bene, cherie. Ma come hai fatto a... - provò a dire ma qualcuno gli prese il telefono prima che finisse la frase.
- Pronto, Kaileena, sono Alan. Ho il segnale - E sentii Warren esultare per qualche secondo per poi fare un verso di disgusto. - Ti dicevo, mi serve una registrazione della confessione.
Capii che Warren mi stava guardando attraverso le telecamere e che io sotto alla giacca indossavo solo il reggiseno. Mi sbrigai a chiudere la giacca e dissi ad Alan: - Tra poco Matter farà un discorso per le nuove arrivate. Spero faccia una confessione involontaria in diretta.
- Bella idea. Provvedo subito. - E riagganciò.
Riposi il telefono in tasca, andai alla porta e la aprii un po' per sentire cosa dicesse il mio obbiettivo.
Matter andava avanti e indietro davanti una fila di ragazze impaurite. - Bene, bene, bene. Voi siete qui per un motivo molto semplice: ho speso molti soldi per farvi venire in America. Ho dato quei soldi a persone molto potenti che hanno fatto molte cose per portarvi qui, cose illegali. Ora voi mi ripagherete lavorando per me. Ora voi siete di mia proprietà e se volete tornare libere farete tutto quello che vi dico. Se vi chiedo di fare pompini tutto il giorno, succhierete cazzi tutto il giorno. Se vi chiedo di farvi scopare da dieci uomini di fila, voi aprirete le gambe e godrete come vacche in calore. Se vi chiedo di farvi bastonare a sangue, voi accetterete volentieri. Se vi chiedo di farvi torturare dai clienti voi mi ringrazierete con un bel sorriso sulle labbra. Non ammetto nessun no, solo sì. E sapete perché? - guardò tutte aspettando una risposta che non arrivò. - Perché non siete altro che spazzatura. Ognuna di voi e merda che mi deve un mucchio di soldi e, in un modo o nell'altro, mi ripagherete. È chiaro, stupide puttane? - sbraitò.
Le ragazze annuirono terrorizzate.
- Ottimo. Ora andate a sistemarvi, stasera girerete per le strade e vi farete sverginare per ben bene. Andate. Muovetevi, cazzo - ordinò Matter.
Chiusi la porta, andai su uno dei divanetti, estrassi una delle pistole e avvitai il silenziatore, ed infine attesi che la mia preda entrasse per fargli qualche domanda.



Per chi volesse contribuire in questo modo all'editing dei libri: Grazie mille.


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